domenica 17 agosto 2014




Quella del Pianobar è stata da sempre un tipo di cultura musicale, un costume sociale, che ha affascinato l'immaginario collettivo, nella letteratura come nel cinema, ma soprattutto nella vita reale. Un momento di incontro, non importa se sorseggiando un aperitivo o durante una cena ... un'atmosfera raffinata creata da un sottofondo musicale, in cui la musica commenta la serata in maniera velata, senza eccessivi protagonismi.

Purtroppo oggi in gran parte dei locali questa cultura si va perdendo, sia per i ritimi frenetici della vita, sia per l'avvento di nuove mode e tecnologie, che nell'ultimo decennio si sono sostituite al musicista: ecco nascere delle figure ibride tra il dj e l'intrattenitore che usa i midi file per far fare il karaoke.  Questo fenomeno nel tempo fa sì che molti locali  perdono la loro identità e non si capisce più se si tratta di  ristoranti, balere o disco pub, la musica (se così si può definire, ormai divetata solo una sequenza di comandi e impulsi che vanno a inviare dei comandi ad un motore sonoro di una scheda audio)  rischia di creare disagio al cliente, invece di allietarlo, spesso lo frastorna, per cercare di colmare con effetti  o con volumi assurdi quella mancanza di personalità... non ci si vede più arte nè si avverte alcuna emozione.

Oggi tutto ciò la gente lo ha capito e cerca il locale che si distingua, in cui si faccia  nuovamente la "vera"  musica,  che dialoghi in maniera discreta con il publico , rientrando nel suo ruolo: un'atmosfera di classe per un locale di classe.
Un pianoforte ( acustico o digitale che sia), un accompagnamento soft con basso e spazzole, degli archi di sottofondo... oggi la tencologia da punto di vista acustico ci permette qualsiasi cosa.. ma se non viene utilizzata dall'uomo che suona  con l'anima e il suo estro, il risultato sarà sempre e soltanto  un freddo messagio binario 0/1, come un documento Office, come un'applicazione di un telefonino.a d